Fulvio Pettinato
Fulvio non è un fotografo qualunque. Potremmo dire che fa parte di una specie in via d’estinzione, quella del fotografo di reportage d'emozione.
Per intenderci, è uno di quelli che non hanno paura di mettere in gioco la propria anima per raccontare storie “che valgono la pena di essere raccontate”, storie che parlano di solitudine, d'amore, di madri e figli, di uomini e donne che non cedono alle difficoltà. I suoi attori calcano un palcoscenico reale, recitano la verità senza quel velo scontato che incarta tante immagini dall'Africa.
Non è facile avere uno stile quando si fanno fotografie che ritraggono un popolo che vive di un'evidente ingiustizia, in assenza del rispetto per i diritti umani, vittima di un'esistenza che si può chiamare in molti modi.
Fulvio l'ha tradotta in poesia. I suoi bambini trovano tra il palmo della mano la foglia di tè che aprirà il sipario di domani, dipinti in un bianco e nero che sembra argento e brilla come quello sguardo che non esiste in natura se non in quella natura, in quel luogo dove il sole si specchia su sorrisi bianchi e tristi ma mai rassegnati.
Sotto un cielo che guarda senza mai staccargli gli occhi di dosso, Fulvio fotografa a fior di pelle, saltando da un brivido ad una rima baciata, tra mani che pregano e un dio che forse non vede. Il senso della vita è in ogni suo scatto. Una declinazione delle emozioni, in un linguaggio universale.
La fotografia diventa anima e si fa leggere come un libro.
Un grande libro di viaggio, non solo nel lontano continente nero ma anche nella profondità interiore, fino ad arrivare alla luce.
Dal buio, alla luce - con gli iso del cuore.
Barbara Marin
Fulvio Pettinato, nato nel 1982, di origini siciliane, si trasferisce al nord Italia
dopo aver compiuto 18 anni. All'età di 27 anni, durante uno spettacolo di
danza al teatro, scopre di essere attratto dalla fotografia, luogo dove ha
scattato la sua prima istantanea.
Il giorno dopo ha acquistato la sua prima reflex, iniziando a fotografare
spettacoli di danza, teatro, flamenco e tango; fin da subito è rimasto
affascinato dal dinamismo, dal movimento, dal voler cogliere l'attimo.
Fulvio percepisce l'emozione di chi prova a tirarla fuori, e prova a congelarla
in fotografia. Dopo un anno si appassiona di fotografia di ritratto ambientato,
di matrimoni ed infine di reportage; dopo aver scoperto quest'ultimo genere,
Fulvio è cambiato interiormente, ha acquisito una sensibilità così intensa da
non poterne più farne a meno. Cogliere l'animo delle persone è diventata una
sfida con se stesso; Fulvio racconta storie che valgono la pena di essere
raccontate.
Ha collaborato e collabora con diverse associazioni umanitarie:
la “Pro-Senegal” e “Generazioni del cuore per la pace” (tutte e due con base in Svizzera).
La compagnia “Mopsdancesyndrome” gestita dalla coreografa Ela
Franscella, che è riuscita a creare un progetto di danza contemporanea con
dei danzatori affetti dalla sindrome di down.
Collabora inoltre con l'associazione “Flamencomielylimon” (TN), che ogni anno organizza eventi legati al Flamenco.
Dal 2020 collabora anche con l'associazione "Karibuni ONLUS Como".
Fulvio lavora sia in Italia che all'estero, ha svolto diverse mostre fotografiche
dedicate alla vita dei popoli Africani ed Indiani, dopo essersi addentrato in
villaggi senza nome, vivendo come chi lo ha ospitato, “godendo" appieno
della vera essenza della miseria e della malattia, mostrando ciò che in
televisione non si vede, per sensibilizzare lo spettatore in modo diretto e
profondo.